DIZIONARIO NBA 2021: DA QUI ALL’ETERNITA’

Il 15 di questo mese è appena uscito “Dizionario NBA 2021”, un progetto a sei teste (calde) sull’En Bi Ei (e il basket pro americano) che in Italia non era mai stato nemmeno pensato…

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Un’idea totale dell’immaginario, e della carne, della lega che fu Sternville e oggi è Silverland.

L’assist che ci ha messo sul parquet è stato di Michele Pettene – dalla Glaxo Verona con furore… – e il resto del combo ha sviluppato una bella chimica: David Breschi, Dario Costa, Niccolò Scarpelli e Francesco Tonti.

Il tomo, un Bignami talmente muscoloso che pare un’ala forte anni Novanta (steroidi anabolizzanti come il formaggio nelle crespelle), riesce a essere allo stesso tempo leggero ed enciclopedico.

Scritto con una follia (lucida) e un’ironia che completano lo sguardo clinico – e cinico – su quell’universo: da LeBron James all’ultimo panchinaro proveniente dalla G League, passando per allenatori, giemme, usi e costumi metropolitani, franchigie e le leggende.

Di culto, non bastasse tutto quel bendidìo, la torta sacher delle mascotte.

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A noi giovani di mezza età, veterani del gruppo a nostra insaputa (pensi di fregare il tempo, ma è lui che ti fotte..), lo sforzo e il risultato titanici hanno ricordato lo Zander Hollander.

Le guide, impagabili quanto perfide (nella descrizione dei vuoti di sceneggiatura dei giocatori…), compilate da un leggendario giornalista americano dei tempi che furono.

Che cercavamo come l’oracolo, pure in funzione statistica: come trovare altrimenti, in Italia nel 1978, le statistiche stagionali di Jim McMillian?

Poiché, fino allo sbarco televisivo (gennaio 1981, Prima Rete Indipendente: un Lakers-Celtics, of course), quelli là più che altro ce li immaginavamo, se non si capitava in un cineforum che proiettava bobine di incontri (sic).

Dunque, apparteniamo alla generazione che conobbe Julius Erving, Dave Cowens e David Thompson sulle riviste (il Guerin Sportivo, Giganti del Basket, poi il giordaniano Super Basket): oggi fanno (facciamo) gli snob sulla regular season, dimenticandoci che il menu NBA quello è (era) dalla notte dei tempi.

E’ il nostro sguardo, un po’ tossico, a essere dopato da troppa roba e soprattutto dalla retrotopia imperante: poi uno si (ri) vede Xavier McDaniel, che era forte forte, e si rende conto che – in quanto a esecuzione tecnica del jumper – rispetto al criticatissimo Karl Anthony Towns sembrava un pensionato delle minors…

Passati attraverso le telecronache (flussi di coscienza..) di Dan Peterson, le videocassette svizzere della Pontel, un tour de force postale inimmaginabile nell’era digitale, le parabole sat manovrate per rubare i feed delle partite (!), consacriamo con queste 492 pagine il fascino della lega professionistica più importante del globo.

Il macchinario sportivo ordoliberista per eccellenza e una storia di costume (e di successo) pazzesca: “Dizionario NBA 2021” va oltre la sua data, abolendo la menata del presente continuo, potrà essere consultato – a caso… – da qui all’eternità.

“And One!”

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