LA FATINA CON LA CARABINA

Magdalena Neuner pareva un Primo Ministro quando, il 7 Dicembre dell’anno scorso, ha annunciato il ritiro agonistico al termine della stagione 2011-2012.

Una selva di microfoni, i lampi delle macchine fotografiche e il viso acqua e sapone di una che, sotto sotto, si stava divertendo un mondo.

A nemmeno venticinque anni, Lena è l’atleta tedesca più celebrata di inizio secolo.

Talmente popolare da avere un’esposizione mediatica, nel suo paese, pari a quella di un calciatore o di un pilota di Formula Uno.


La seconda vittoria in quel di Vancouver 2010, davanti a Olga Zaitseva e Simone Hauswald. 

Una fama che ha diverse componenti: la più importante è l’eccezionalità delle doti da biatleta; le altre, secondo il manuale della società dello spettacolo, sono semplificate dalla sua bellezza.

Personaggio chiave, fondamentale, per comprendere i successi recenti del biathlon; specialità che ha ormai strabattuto, in quanto a interesse generato, lo sci nordico e il salto.

Un exploit materializzatosi soprattutto nei mercati di riferimento dell’universo bianco, ovvero Germania e Russia. Neuner, erede naturale di un’altra Magdalena campionissima (la svedese Forsberg), ha sorpassato anche i colleghi maschi, una leggenda del calibro di Ole Einar Bjoerndalen, nell’incarnare il fascino di uno sport apollineo.

Oggi il simbolo del tira e corri è una giovane donna di Wallgau, a due passi dai confini austriaci, villaggio delizioso nei pressi di Garmisch-Partenkirchen.

Fenomeno di precocità senza paragoni, fu introdotta al pubblico televisivo dal Massimiliano Ambesi che commenta su Eurosport. Che raccontò, esterefatto, di una bambina di sedici anni che era più forte delle rivali ventenni: iridata juniores nel 2004, travolgente in Coppa Europa e nel circuito tedesco.

Ad Oberhof, diciannovenne, conseguì la prima vittoria tra le grandi: era il 5 Gennaio 2007 e da quel momento, in un attimo, il suo nome divenne sinonimo di biathlon rosa. Bjoerndalen, salì novizio sul gradino più alto del podio a quasi ventidue anni: alla stessa età, Neuner era già alla tredicesima affermazione in Coppa del Mondo.


A Oberhof, nel 2012, in una Mass Start, Magdalena Neuner si impone per la ventottesima volta nella Coppa del Mondo.

In appena un lustro la tedesca ha riscritto, con uno stile inconfondibile, il libro dei primati. Straordinaria nel fondo, bipolare nelle due fasi dello sparo: super a terra, veloce nell’esecuzione e precisa, quasi quanto nello sci.

Alterna, lunatica, imprevedibile, in piedi.

Tanto per confermare l’epos diabolico di questo sport, uno e trino perchè coniuga tre gesti differenti. I su e giù emotivi, le rincorse folli, l’avvenenza antidivistica, ne hanno fatto un’icona suo malgrado.

Genio e sregolatezza, cuore e batticuore, la versione invernale di Diana segue dinamiche misteriose: un andamento lento, assonnato, all’inizio dell’annata poi, all’improvviso, il fiorire di un talento mai ammirato prima. Cannibale dall’animo gentile (..) che trionfa quando conta veramente, ai Mondiali e alle Olimpiadi.

Motore formidabile ma delicatissimo, i malanni, le bronchiti, le hanno tolto almeno un paio di Coppe generali: quando entrava nella dimensione magica, che abita da sola, ci stupiva ogni volta.

A Ostersund 2008 il testa a testa mitologico con Tora Berger, una delle vittime preferite.

Sbagliò due bersagli all’ultima piazzola e poi fece un capolavoro: forse la gara più bella mai disputata.

Ci ha abituati a numeri da circo, incantesimi sulla neve, come la staffetta dei Mondiali 2010.

Quando, quarta a un minuto e sette secondi al momento del cambio, rimontò tutte le avversarie.

Diede uno e venticinque (in quattro chilometri!) a Oksana Khvostenko, perfetta dal poligono: emblematica la scena del sorpasso, con l’ucraina saltata a velocità doppia dalla bionda.


La bavarese con la collezione di medaglie conquistate: quattordici (!) ori, tra Mondiali e Olimpiadi (una sola disputata..), in sei manifestazioni.

Il suo prossimo addio è un duro colpo per l’IBU, consapevole che un atleta con quelle caratteristiche difficilmente ripasserà a breve.

La divina, timida ma non troppo, ha fatto capire di non sopportare l’intrusione dei media nella vita privata. In un agone colmo di esempi deleteri, afflitti da campionismo degenerato, ci ha sempre sorpreso per la tranquillità e l’educazione.

Sogna una famiglia, un’esistenza normale, e sul blog conversa con le amiche della passione comune per l’uncinetto e i lavori a maglia.

La considerazione (quasi) teosofica è che, alle quote più alte dello sport femminile, Lena sovente abita luoghi che in questa epoca sono stati frequentati, oltre alla nostra, solamente dall’angelo coreano Yu-Na Kim e dalla Merckx in gonnella Marianne Vos.

Immagine perfetta dello spirito bavarese, continuerà ad essere corteggiata pure dopo il ritiro: Uli Hoeness, per esempio, la vedrebbe benissimo nelle vesti di ambasciatrice e responsabile marketing del Bayern Monaco.

Abbiamo ancora due mesi per elaborare il lutto, lieve quanto il passo pattinato di Magda, del suo arrivederci.

L’appuntamento iridato di Ruhpolding sarà l’epilogo allegro di una carriera breve quanto fortunata: Lena Neuner, la più grande biatleta di sempre, ci saluterà immancabilmente con un sorriso.

Pubblicato da Il Giornale del Popolo il 26 gennaio 2012